Genitorialità a rischio…
“Perché sei triste? Eppure diventare mamma era tutto ciò che desideravi!”.
Dopo la nascita di un bambino, moltissime donne sperimentano uno stato di “disagio”transitorio, di cui circa il 15%, sviluppa una serie di sintomi clinici quali: irritabilità, ansia, scarsa concentrazione ed umore depresso.
Siamo spesso erroneamente portati a pensare che la nascita di un bambino sia “esclusivamente” un evento felice, lo è in parte, ma non dobbiamo sottovalutare la quota di stress che i genitori affrontano in questa graduale transizione da un noi coniugale ad un noi genitoriale.
Questa transizione è un momento complesso per entrambi i genitori, ancor di più per la madri. I genitori dovranno riorganizzare la loro quotidianità in termini di: ruoli, compiti da svolgere all’interno del nucleo familiare e livelli di interazione tra il piano coniugale e quello genitoriale. Tutto ciò non potrà prescindere poi dalle caratteristiche del proprio bambino, che sebbene piccolissimo, porterà con sé particolari bisogni, caratteristiche, punti di forza e vulnerabilità a cui i genitori dovranno imparare a rispondere in modo efficace.
L’obiettivo della genitorialità è quello di garantire cura e protezione al bambino, ma vi sono una serie di condizioni che possono minare questi obiettivi e rendere la genitorialità a rischio. Uno fra questi è lo sviluppo di una condizione psicopatologica come quella depressiva.
La depressione post partum…
La depressione post partum si caratterizza per una serie di sintomi depressivi che perdurano, dopo il parto, per un arco di tempo superiore alle due settimane. Questi sintomi richiamano gli stessi che caratterizzano il disturbo depressivo maggiore, ovvero: la presenza di una visione pessimistica della vita che investe, a livello temporale, il passato ed il futuro, difficoltà cognitive nell’eloquio, nell’attenzione e nell’organizzazione del pensiero, modificazioni nell’appetito e di conseguenza nel peso, disturbi del sonno e riduzione del desiderio sessuale ed in ultimo rallentamento motorio, mimico e gestuale.
Tra i fattori che aumentano il rischio per le donne di sviluppare una depressione post partum abbiamo: il baby blues, la depressione pre parto, la positività familiare al disturbo depressivo, complicanze relative al parto o al post parto ed in ultimo la mancanza di una rete supportiva.
Tra queste condizioni che contribuiscono ad aumentare il rischio di depressione post partum, spesso il baby blues, viene confuso con essa. In realtà sebbene abbiano in comune alcune caratteristiche sintomatologiche differiscono poi per alcuni aspetti specifici, quali:
– la durata, la depressione post partum ha una durata variabile dalle due settimane fino ai tre mesi, a differenza del baby blues che invece può durare per pochi giorni fino ad un massimo di due settimane;
– l’intensità dei sintomi, minore nel baby blues, maggiore nella depressione post partum;
– la sintomatologia, nel baby blues osserviamo sbalzi d’umore, ansia, scarsa concentrazione, insonnia e crisi di pianto. Nella depressione post partum osserviamo invece tristezza, sbalzi d’umore, pianto incontrollabile, disturbi del sonno, irritabilità, mialgie, estrema stanchezza, preoccupazione eccessiva o totale disinteresse verso il bambino e verso sé stessa, sensazioni di inadeguatezza e senso di colpa. Spesso la depressione post partum, nei casi più gravi, può dare adito allo sviluppo di ulteriori psicopatologie quali: ansia, attacchi di panico ed ideazioni suicidiare.
La depressione post partum ha delle ripercussioni sulla salute psicofisica della madre e sulla relazione madrebambino.
Le madri appaiono provate da un punto di vista psicofisico, spesso inefficaci nel rispondere ai bisogni del
bambino poiché incapaci di prendersi adeguatamente cura prima di sé stesse. Sperimentano con estrema frequenza ed intensità stati d’animo negativi che vengono espressi, inconsapevolmente, nella relazione col bambino.
Cosa è utile fare quando una madre è in difficoltà?
– Sostegno pratico: le madri non hanno bisogno di consigli, ma di aiuto pratico di modo da poter alleggerire il carico di lavoro, e contenere lo stress psicofisico;
– Sostegno emotivo: essere accoglienti e disponibili a sostenere le difficoltà emotive che attraversano andando a contenere il senso di colpa ed inadeguatezza;
– Chiedere aiuto ad un professionista della salute mentale, ricordando che le donne hanno diritto a preservare la loro salute mentale che nei primissimi mesi dal post partum è legata alla salute stessa del bambino.
Psicologa N.24477 dell'ordine degli psicologi del Lazio e membro della rete professionale di Psicologia Scolastica, mi occupo di: consulenza e sostegno psicologico per l'infanzia, l'adolescenza e gli adulti, nonché di sostegno alla genitorialità. Relativamente all'area del neurosviluppo offro servizi di supporto e potenziamento dei processi di apprendimento sia in presenza di difficoltà “aspecifiche” che specifiche (BES, DSA, ADHD).
- Francesca Rendinehttps://www.liscianigiochi.com/author/francesca_rendine/
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