Dalla diade alla triade…
Quando arriva un bebè, la “coppia coniugale” affronta un grande cambiamento ovvero quello di avviarsi ad includere, in una relazione diadica, l’elemento terzo e dunque a generare quel passaggio alla relazione triadica.
L’aspetto coniugale non viene perso, ma richiede un importante lavoro di integrazione per la creazione di un patto condiviso fatto di responsabilità, scelte educative e accudimento che gettano le basi per la costruzione di ciò che si definisce come cogenitorialità.
Come ogni transizione, il passaggio dalla diade coniugale alla triade cogenitoriale, porta con sé grandi cambiamenti ed una richiesta di ridefinizione di molteplici aspetti di vita segnando la nascita di nuovi bisogni pratici ed emotivi per ogni singolo individuo coinvolto nel cambiamento.
Benché il cambiamento non venga vissuto da tutti i neo-genitori allo stesso modo, c’è un aspetto che accomuna le “storie familiari”: la relazione col proprio figlio porta alla costruzione di un legame irreversibile. Se è vero che un legame coniugale può giungere al termine, il legame genitori – figli resterà invece per sempre.
All’arrivo di un bebè cosa succede?
Un primo importante aspetto è l’incontro con l’elemento terzo, il bambino o la bambina, che sino ad allora il genitore poteva aver solo immaginato. Le fantasie generate prima dell’incontro reale col nascituro non riguardano solo l’aspetto corporeo, ovvero “come sarà il mio bimbo?” o ancora “mi somiglierà?”, ma anche aspetti che riguardano lo sviluppo del bambino o della bambina, in termini di salute.
Un secondo aspetto che caratterizza l’arrivo del bebè è il processo di rielaborazione delle proprie esperienze infantili in relazione ai propri genitori, i futuri nonni. Questo processo si riattiva non in maniera specifica al momento del post partum, ma accompagna i genitori sin dal momento in cui scoprono la gravidanza. Se sul nascituro si generano fantasie e domande che spostano l’attenzione sul piano corporeo e sulla salute, rispetto a questo secondo aspetto le domande attivano invece una riflessione sui rapporti che i futuri genitori avevano a loro volta con i loro genitori. Si tratta di un processo di riflessione “potente” poiché capace di ripercorrere sia aspetti positivi ma anche aspetti conflittuali del legame. I neo-genitori spesso riflettono su prassi educative che vogliono ripetere nella relazione col proprio figlio ma anche aspetti che invece, avendo causato loro sofferenza, vogliono evitare.
Un terzo aspetto che caratterizza l’arrivo del bebè appartiene invece alla sfera emotiva. Non sono infrequenti vissuti di paura ed ansia che spesso investono il tema della competenza genitoriale, ovvero: “Sarò in grado di essere un buon genitore?”. Al contempo ricorrono vissuti emotivi positivi , in primis, la gioia per il lieto evento.
Quarto ed ultimo aspetto e la riorganizzazione di quegli spazi di vita che adesso devono contenere non solo dinamiche di coppia attinenti la coniugalità, ma anche dinamiche appartenenti alla triade ed attinenti la cogenitorialità. E’ indispensabile per poter garantire uno sviluppo orientato al benessere della famiglia che i “due piani”, coniugale e cogenitoriale, si integrino fra di loro. Questo aspetto appare molto complesso nei primi mesi di vita perché il nascituro richiede un livello di accudimento alto tale da assorbire risorse ed energie dei genitori.
Negli anni successivi questa integrazione, complice la graduale indipendenza raggiunta dal bambino, risulta più semplice da raggiungere e mantenere nel tempo.
Un villaggio…
L’incontro con il “terzo”, la rielaborazione delle proprie esperienze infantili nel rapporto col genitore, le emozioni connesse all’idea di competenza genitoriale e all’esperienza nonché l’integrazione del piano coniugale con quello cogenitoriale, richiedono un grande impegno non solo da parte dei neo-genitori ma anche dalla rete sociale che li circonda contribuendo al sostegno di un “nuovo progetto” di vita, perché come recita un noto proverbio africano: “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio.”
Francesca Rendine – Psicologa