Il bisogno di vicinanza dei bambini…
Quante volte vi sarà capitato di vedere un bambino piangere disperatamente all’entrata di scuola perché doveva
separarsi dai genitori?
O ancora, quante volte vi sarete trovati a definire un bambino come “particolarmente attaccato…” ad un genitore?
Questo accade perché nella prima infanzia sono facilmente osservabili i comportamenti di attaccamento, ovvero
quell’insieme di azioni e comportamenti che i bambini attuano per poter mantenere la vicinanza con la figura adulta di
riferimento, il genitore.
Queste modalità non sono presenti solo nel genere umano ma anche in altre specie animali e ci confermano come la
crescita e lo sviluppo “dei cuccioli” non sia mediato solo dal soddisfacimento di bisogni primari come la fame, il sonno
o l’igiene ma anche da bisogni complessi che determinano le caratteristiche di un legame in cui l’adulto assume una
funzione “guida”.
Questo ruolo guida si concretizza attraverso azioni e modalità di comportamento che il genitore attua verso il bambino
che tendono a proteggerlo ma al contempo a fornire “strumenti” in linea con l’età di sviluppo del bambino per
incoraggiarlo all’esplorazione e all’autonomia.
Dall’attaccamento alle competenze relazionali…
Le caratteristiche di questo legame hanno fatto sì che nel tempo si delineassero quattro stili di attaccamento di cui
ciascun bambino e bambina, nella sua crescita, può fare esperienza.
Questi prendono il nome di: attaccamento sicuro, attaccamento insicuro evitante, attaccamento insicuro ambivalente ed
in ultimo attaccamento disorganizzato/disorientato. Sebbene questi stili si formino nella prima infanzia, influenzeranno
poi anche il modo in cui instaureremo relazioni da adulti.
Nell’attaccamento sicuro il bambino fa esperienza di una figura genitoriale capace di fornire disponibilità e capacità di
cogliere i segnali del bambino e di rispondere ad essi in maniera adeguata. Il bambino in questo modello di
attaccamento tende a percepirsi in una relazione sicura e di fiducia che lo spinge sia a ricercare la figura di attaccamento
ma anche a distaccarsene nei momenti di esplorazione. Il genitore in questo caso è presente per rispondere al bisogno
del bambino ma è competente nel lasciarlo libero nelle sue “prove” di indipendenza.
Nell’attaccamento insicuro evitante il bambino fa esperienza di una figura genitoriale che non è in grado di fornire
disponibilità e accoglienza e di conseguenza mostra una scarsa o assente capacità nel rispondere ai suoi bisogni. Il
bambino in questo modello di attaccamento tenderà a percepirsi in una relazione non sicura e non sarà dunque orientato
alla fiducia verso l’altro e tenderà a sviluppare un’“autonomia” precoce non sana perché non in linea con la sua età di
sviluppo.
Nell’attaccamento insicuro ambivalente il bambino fa esperienza di una figura genitoriale che risponde ai bisogni del
bambino mostrando in alcuni momenti disponibilità e capacità di cogliere i segnali rispondendo in maniera adeguata, a
momenti in cui queste capacità vengono meno. In quest’alternanza il bambino sperimenta una relazione in cui il genitore
è percepito come inaffidabile.
Nell’attaccamento disorganizzato il bambino fa esperienza di una figura genitoriale che crea attorno a lui un ambiente
disorganizzato, caotico e incapace di cogliere qualsiasi tipo di bisogno del bambino, da quello primario a quello più
complesso. Il bambino in questo ambiente sperimenta una relazione non rassicurante, trascurante e che spesso provoca
angoscia e timore dell’altro.
I modelli di attaccamento ci spiegano dunque che non solo è importante prenderci cura dei bambini ma è importante
farlo in un modo che permetta al bambino di sentirsi protetto, capace di “spiccare il volo” con la certezza di poter
tornare dal genitore quando ne ha bisogno. La “cura” non è dunque rispondere solo a bisogni primari ma anche a
bisogni complessi per garantire ai bambini la sopravvivenza ma anche la possibilità di poter costruire quelle che saranno
le loro future competenze relazionali.
Psicologa N.24477 dell'ordine degli psicologi del Lazio e membro della rete professionale di Psicologia Scolastica, mi occupo di: consulenza e sostegno psicologico per l'infanzia, l'adolescenza e gli adulti, nonché di sostegno alla genitorialità. Relativamente all'area del neurosviluppo offro servizi di supporto e potenziamento dei processi di apprendimento sia in presenza di difficoltà “aspecifiche” che specifiche (BES, DSA, ADHD).
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