Perché è importante essere dei veri compagni di giochi per i nostri figli
Qual è il significato che assume il gioco per i bambini? Il gioco per i bambini non è passatempo, ma un lavoro, è la loro attività principale. I bambini abbandonano momentaneamente la realtà, con le sue regole, per entrare in un mondo di fantasia nel quale ogni desiderio si può realizzare. Il gioco è divertimento, esplorazione del mondo, avventura e scoperta di sé, esercizio delle proprie capacità individuali, un’occasione di apprendimento, è un’attività liberatoria di tensioni nervose, è un modo per scaricare le emozioni forti come paura, rabbia, ansia e gioia. Meglio se il gioco è svolto con i propri genitori.
Per Piaget, lo sviluppo del gioco è in correlazione con quello mentale, affermando che: “il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino, è la più spontanea abitudine del pensiero infantile. Il gioco stimola la memoria, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi, capacità di confronto e relazionali. Pertanto una carenza di attività ludica riflette nel bambino gravi carenze anche a livello cognitivo.
Secondo Piaget si possono individuare tre stadi di sviluppo del comportamento ludico.
I giochi di esercizio prevalgono nel primo anno di vita, nella fase cosiddetta “senso-motoria” durante la quale il bambino, attraverso l’afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l’aprire e chiudere le mani, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il gioco diventa un modo con cui i piccoli conoscono l’ambiente. E’ proprio in questo periodo che la madre diviene il primo compagno di giochi, infatti mediante l’esplorazione del proprio corpo e quello della madre, il bambino inizia a capire dove finisce lui e inizia la mamma, percepita fino a quel momento come parte di sé.
I giochi simbolici caratterizzano il periodo che va dai due ai sei anni di vita. Si collocano nella fase detta “rappresentativa”, in cui il bambino acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non attuale. Si sviluppa la capacità, quindi, di immaginazione e di imitazione. In effetti i bambini riproducono esperienze viste ma non ancora direttamente sperimentate ad esempio il bambino imita il comportamento degli adulti, gioca ad essere mamma o papà indossando i loro vestiti, oppure rivive emozioni sperimentate con le sue figure di riferimento.
Infine i giochi con regole emergono nel periodo dai sette agli undici anni, nella fase detta sociale, caratterizzata da una maggiore aderenza alla realtà. I giochi diventano di gruppo e con regole, questo permette al bambino di sperimentare lo stare con gli altri attraverso giochi strutturati.
Appare evidente quanto giocare con i genitori è, per il bambino, un’occasione per costruire legami di intimità con le persone per lui più importanti. Infatti è facilmente visibile l’entusiasmo con cui reagisco i bambini alla disponibilità dei genitori a giocare con loro, ne sono molto felici e questo consente loro di rafforzare il senso di sicurezza e protezione.
La capacità dei genitori di giocare con i propri figli è sicuramente un buon indice di armonia familiare e garantisce ai piccoli una sensazione di benessere psichico oltre a costituire la condizione di base per sviluppare una buona capacità ludica. Al contrario l’assenza di gioco nella vita di un bambino viene visto spesso come un segnale di disagio o malessere interiore che andrebbe indagato ed osservato in modo professionale.
Oggi giorno capita spesso che, a causa degli impegni pressanti, si rischi di dedicare poco tempo a giocare con i propri figli, è invece fondamentale recuperare spazi e tempi per il gioco perché è soprattutto attraverso il gioco che passa la comunicazione più profonda tra adulti e bambini. Non sono necessari giocattoli costosi o elaborati bastano oggetti semplici che stuzzichino la naturale fantasia del bambino e vi permettano di creare, di conoscere, di imitare, di imparare a stare insieme, di affrontare le paure, di dare voce ai desideri, di imparare a gestire le emozioni.